Nella bibliografia non sono presenti né un Baglioni
e nemmeno un Saba o uno Zaninelli. Pierre Carniti e Giorgio Benvenuto appaiono
all’improvviso a pagina 304, accanto a Lama, come firmatari, dopo la cosiddetta
marcia dei quarantamila, di un accordo che recepiva il piano Fiat di
ristrutturazione.
Un libro che sembra leggere la storia in un’ottica
prevalentemente cigiellina.
Detto questo va anche precisato che il volume –
frutto del felice connubio tra un ricercatore del Cnr e un docente universitario
(Stefano Gallo e Fabrizio Loreto, Storia del lavoro nell’Italia contemporanea,
Bologna, il Mulino, 2023, pp. 423, euro 32,00) che propongono una storia dall’Unità
a oggi affrontata dallo specifico angolo visuale del lavoro, inteso nella sua
accezione più ampia – è molto bello. Di una scorrevolezza che farà la gioia di
quanti dovranno superare l’eventuale esame universitario.
La novità che colpisce l’accanito lettore di storie
e fatti sindacali e del lavoro consiste in quella struttura modulare che
consente di scorrere il volume anche in modo trasversale. Procedendo cioè con
un percorso personalizzato su uno o più dei temi in cui si articola la
descrizione. Gli undici capitoli del libro sono composti ciascuno da sei
paragrafi. Ogni paragrafo affronta un argomento specifico (le politiche
economiche e la situazione del mercato del lavoro, le dinamiche e le reti
sociali, l’organizzazione del lavoro nei luoghi della produzione, la rappresentanza
sindacale e le azioni di resistenza, l’evoluzione del diritto e delle normative
contrattuali e legislative, le rappresentazioni culturali del lavoro). Così, è
possibile approfondire passo passo la rappresentanza sindacale e le azioni di
resistenza o, anche questa una novità nelle opere del genere, le
rappresentazioni del lavoro e così via. Tutti da gustare i paragrafi sulla
forza del canto nel capitolo sull’età giolittiana e su cinema e lavoro nel
capitolo sul centrosinistra e il lungo ’69.
Non felici le considerazioni degli autori sul mondo
del lavoro del XXI secolo, caratterizzato da un peggioramento generalizzato
delle condizioni normative, con un processo di precarizzazione che si è
accentuato senza soste. Un lavoro sempre più debole che ha finito per incidere
in modo rilevante anche sullo stato sociale.
Negli ultimi trent’anni, scrivono Gallo e Loreto, il
mercato del lavoro si è popolato in Italia di alcuni milioni di disoccupati,
scoraggiati e precari, prevalentemente italiani ma anche stranieri. Ventenni e
trentenni costituiscono la larga maggioranza di questo esercito, composto in
misura crescente anche da persone in età più avanzata; tale platea, secondo
calcoli inevitabilmente approssimativi ma verosimili, rappresenta circa un
quarto dell’intero mondo del lavoro. Si tratta, in definitiva, di una nuova
classe di sfruttati, la cui sola esistenza, spesso disperata, è un macigno
insostenibile per qualunque nazione che si definisce civile.
In questo quadro, segnato da incertezze economiche e
sofferenze sociali il ruolo del sindacato, che pure porta su di sé le ferite di
una lunga battaglia di logoramento, resta decisivo.
2 commenti:
Un libro bello per il passato lontano, ma più ci si avvicina al presente più diventa confuso, se non inutile.
Il difetto non è tanto che non cita gli autori di area Cisl, e poco anche i sindacalisti, ma è che cancella i fatti (come il conglobamento 1954, cioè l'affermazione del contratto nazionale senza l'apporto della Cgil) che smentiscono lo schema politico che anima la ricostruzione. Così anche per il diritto del lavoro, la cui storia è raccontata (separatamente da quella della contrattazione ...) come dialettica fra il "progresso dei diritti" con lo statuto del 1970 passaggio centrale, e la reazione neoliberale che ha l'oggetto simbolo nel jobs act. Ma perdendo per strada leggi importanti (come la 223 del 1991) solo perché difficili da ascrivere all'una o all'altra tendenza.
Un commentatore misterioso con un commento molto pesante. L'assenza di alcuni nomi nella bibliografia e la citazione di due icone del sindacalismo italiano solo per la vicenda Fiat sono i due aspetti che più mi hanno colpito e che ho voluto evidenziare. Il prof. Loreto ha risposto, con la cortesia che lo contraddistingue, ad una mia email in cui gli segnalavo il post. Nelle ultime righe della sua risposta auspica che il libro possa aprire un po' di discussione anche nel sindacato. Se questo modesto blog può contribuire non me ne avrò a male. Proprio per questo inviterò Loreto a rispondere al commentatore misterioso e, se lo riterrà opportuno, a ripetere su questo blog quanto mi ha scritto. Spero, infine, che sia possibile seguire da remoto la discussione sull'insegnamento della storia del lavoro nelle università italiane che si svolgerà a Firenze giovedì 25 gennaio https://www.passatoepresente.it/eventi/storia-del-lavoro-universita/
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