Peccato per un paio di imprecisioni, di cui forse si
accorgeranno solo pochissimi attempati lettori. Peccato, perché stonano in un
libro di storia che ha il pregio di approfondire, come non era mai stato fatto
in precedenza, la ricchezza e la complessità del Dna Cisl. Di quel Dna, cioè, che
dava il titolo all’ambizioso progetto predisposto nel 1997-1998 dalla
segreteria generale della Cisl per celebrare il cinquantesimo anniversario dell’organizzazione
fondata da Giulio Pastore enricogiacinto
il blog di Enrico Giacinto: Cisl: settant'anni di storia con quale memoria?
Un progetto - che aveva coinvolto le Fondazioni di
area Cisl e autorevoli studiosi di storia e relazioni industriali - rimasto
incompiuto per varie ragioni.
Il volume curato da Adriana Coppola e Francesco
Lauria “Dobbiamo creare tutto dal nuovo. Il divenire della Cisl: fondamenti, incontri,
esperienze” recupera un ritardo ultraventennale portando alla luce giacimenti
auriferi (così li ha definiti Giuseppe Gallo) relativamente sconosciuti e
rivelando che quelli noti meritano approfondimenti ancora più rigorosi.
Il testo raccoglie, arricchiti e integrati, gli atti
del seminario di storiografia e cultura sindacale (La cultura sindacale in
divenire della Cisl: apporti, esperienze, relazioni transnazionali in settanta
anni di storia) che si è svolto, su piattaforma online, il 9 e 10 dicembre 2020.
I materiali e le registrazioni delle due giornate sono presenti su internet e
su youtube I
materiali delle giornate di storiografia e cultura sindacale 2020 (cisl.it) Giornate di storiografia e
cultura sindacale 2020 - Prima giornata (70° Cisl) - YouTube
Gli incontri hanno approfondito, con gli interventi di
studiosi e sindacalisti come Acocella, Andriani, Carera, Cuevas, Filippa,
Gabaglio, Manghi e altri, gli apporti e le influenze che hanno contribuito a
costruire l’originale cultura fondativa della Cisl, assieme a successive
esperienze e scambi.
Perché allora comprare e leggere il libro che è edito
da Edizioni lavoro? Non sono sufficienti i testi e i filmati su internet? No,
non sono sufficienti. Nel volume è possibile apprezzare un apparato – solo a
titolo di esempio, le note – scarsamente presente su internet. Non solo. Nel
libro sono contenuti approfondimenti e sorprese che non è dato cogliere nelle
altre forme. Una su tutte. Lo splendido intervento di Giuseppe Iuliano su La
Cisl e il Sud del mondo.
Il libro si apre con una prefazione del segretario
generale della Cisl, Luigi Sbarra, e si chiude con l’intervento della
segretaria organizzativa Daniela Fumarola.
Chissà se e quando Conquiste del lavoro darà notizia
del volume!
15 commenti:
Ho acquistato e letto il libro e credo di aver individuato gli errori ai quali ti riferisci. Ho colto anche una grave omissione in una foto fornita dagli amici emiliani che, per la legge del contrappasso, si sono ritrovati con un testo un po' mutilato. Non aver riconosciuto e indicato Enrico Giusti è una colpa imperdonabile. Detto questo sono convinto che il libro sia uno dei più belli scritto sulla storia della cisl. Meritevole di essre diffuso e studiato a tutti i livelli. Una conferma che il glorioso Centro studi di Firenze continua ancora a fare storia e cultura come i bei tempi passati.
F.G.
Condivido le valutazioni positive di chi mi ha preceduto. I saggi di Acocella, Carera, Bucci e Iuliano ripagano ampiamente il prezzo del libro. Un interrogativo soltanto: l'intervento di Domenico Colasanto cennato a pagina 159 è la ripropsizione di un vecchio articolo, un articolo del professore Michele Colasanto o una imprecisione?
Ma siamo matti? Il dna cisl è quello richiamato dal prof. Carera che ricostruisce l'identità originaria della cisl di Pastore e Romani. Tutto il resto è un di più che fu patrimonio di pezzi della cisl che contribuirono a deviare dall'ortodossia. Che i riferimenti culturali della fim fossero altri è noto ma non possiamo a posteriori assurgerli a valori fondanti di un'organizzazione. Che abbiamo poi influito sulle scelte e sulla cultura politica di dirigenti di primo piano è innegabile. Mi sembra però una forzatura metterli quasi sullo stesso piano.
Cari amici e compagni, mi fa molto piacere che interveniate sul mio blog se non altro, in questo caso, dimostrando di aver apprezzato i miei consigli di lettura. Non capisco però, tranne nel caso del primo commento che mi consente di capire chi ne è l'autore (che, sia detto per inciso, non ha niente a che fare con Francesco Guzzardi), perché non vi firmiate.
Caro Giacinto, non ti sarai mica montato la testa? Se mi è consentito io mantengo l'anonimato per poter dire, senza remore e senza dover rendere conto a chicchessia, quello che mi pare e piace. Leggerò il libro anche se, almeno mi pare di capire così da quello che ho letto sopra, non è esente da minchiate.
Caro Enrico, permettimi un'osservazione critica, ma so che non sei suscettibile e non la prendi sul piano personale: ma non ti sembra che il discorso sul "Dna della Cisl" abbia esaurito (come direbbe Berlinguer) la propria "spinta propulsiva"?
C'è stato un tempo, ormai lontano, in cui il tema del Dna era oggetto di divisione interna fra chi riteneva che andasse identificato con quello che aveva dato l'imprinting alla Cisl nel suo primo ciclo di vita ("la Cisl di Pastore e Romani") e chi invece vedeva quel periodo come un periodo preparatorio alla Cisl che aveva preso forma definitiva negli anni di Carniti. Il che, superata la fase delle scomuniche reciproche, faceva bene all'organizzazione, perché avere due posizioni diverse obbliga ciascuno ad argomentare solidamente le proprie idee.
Ma da quando la dialettica interna non c'è più, l'espressione "Dna della Cisl" mi sembra una maniera di non affrontare il tema, predicando l'esistenza di una Cisl che è stata sempre uguale a sé stessa. Cosa che non è vera.
Nel mio ultimo libro (perdonami se approfitto del tuo blog per farmi un po' di bieca pubblicità) faccio un esempio concreto, quello dell'arbitrato: la cui rivendicazione era stato un tema costitutivo dell'identità culturale della Cisl (in quanto strumento contrattuale di amministrazione delle discipline contrattuali); ma quando la legge del 1973 ha "massacrato l'arbitrato" (il giudizio è di Gino Giugni), la Cisl si è "allineata al resto del movimento sindacale" (parole di Federico Mancini) nell'accettare questo risultato.
Quindi in questo passaggio c'è stata una mutazione; e non si possono attribuire alla stessa identità genetica due posizioni incompatibili. Il che non è una tragedia, perché tutte le organizzazioni di rappresentanza hanno le loro evoluzioni (fisiologiche o patologiche che siano), ma è poco proficuo non rendersene conto.
Prima che i tuoi lettori me lo chiedano, informo che il libro si intitola "Il nostro statuto era il contratto", è la rielaborazione di quello che pubblicai nel 2007 (ed il titolo col verbo all'imperfetto esprime appunto l'idea che nel 1973 si registra una mutazione genetica) e può essere acquistato per una cifra modica sul sito della casa editrice Bonomo (https://www.bonomoeditore.com/index.php?p=libri&lid=619) o sulle normali piattaforme dell'e-commerce.
Ti chiedo scusa per questo "consiglio per gli acquisti" sul tuo blog, ma è anche una maniera per dirti quanto lo consideri importante per quello che scrivi e per l'attenzione con cui molti lo leggono.
Giovanni
Ciao,
intanto gli amici anonimi della Fisba che scrivono su questo blog dovrebbero sapere che l'articolo citato a pag. 159 è proprio di Domenico Colasanto. Il titolo è: "Il sindacato nel grande mutamento".
Per quel che riguarda Enrico Giusti, è vero si sarebbe dovuto citarlo nella didascalia, è stata una dimenticanza, ma è comunque citato nel volume.
Per quel che riguarda l'autopubblicità di Giovanni Graziani nel commento, sinceramente si evince che Graziani non ha letto il libro che commenta, perchè la visione del Dna della Cisl è proprio quello di un'identità in divenire, non quello che Graziani sembra di capire o di voler capire.
Per quel che riguarda conciliazione e arbitrato, assistiamo anche qui a derive ideologiche.
Ricordo bene che quando per la confederazione seguivo il tema, ai tempi del collegato lavoro (2010-2011) ci trovammo a fare fronte a posizioni sinceramente davvero ideologiche espresse sia da Mario Grandi che da Pietro Merli Brandini.
Ci furono due momenti pubblici di confronto.
Uno alla Fondazione Pastore durante la presentazione di un'antologia curata da Iacopo Senatori e uno su Conquiste del Lavoro, con uno scambio di lettere tra Merli Brandini e il segretario generale aggiunto della Cisl Giorgio Santini (per voi un eretico di provenienza Fim). Nel caso del dibattito presso la F. Pastore ricordo un esordio davvero infelice di Grandi su Carniti e una risata dei romaniani estremisti che mi mise davvero a disagio.
Grandi esordì, riferendosi proprio a conciliazione e arbitrato e a una posizione di Carniti del 1983: "Quando per un attimo Carniti si ricordò di essere un sindacalista e un sindacalista della Cisl..."
Nel caso di Merli Brandini la posizione era ancor più estremista e non teneva minimamente conto dell'impostazione del provvedimento (clausola compromissoria al momento dell'assunzione, etc.) che fu poi bloccato dal Presidente Napolitano.
Suggerisco comunque di riprendere quel dibattito su Conquiste.
Questo per dire che è, a mio parere, molto, molto contraddittorio invocare la libertà di dibattito e di posizione, per poi ridicolizzare grandi sindacalisti e interi periodi storici. Sulla posizione del 1973 mi sembra molto singolare prendere un tema allora non considerato centrale e assurgerlo a paradigma.
Ma evidentemente serve a tutti costi a dimostrare una tesi che è stata sconfitta dalla storia. Almeno io la penso così anche se il tema Graziani non ti interessa più.
Io comunque recupererò il tuo libro, tu magari prima di commentare il mio, sfoglialo. E' una questione di educazione e rispetto.
Un saluto ad Enrico.
Gentilissimo prof. Lauria,
è la seconda volta che io intervengo a commentare cose scritte in un post da Enrico Giacinto e tu ti intrometti per accusarmi di parlare senza aver letto i tuoi libri. Veda lei se comportarsi da padrone del blog di un altro è un atteggiamento che dimostra "educazione" o "rispetto". Ad ogni modo, i libri che leggo li compro a mie spese, quindi ho tutto il diritto ad essere molto selettivo.
Quanto al merito, faccio presente che non ha senso rispondere su come l'arbitrato sia stato "massacrato" nel 1973 (giudizio di Giugni, non mio) con "l'allineamento della Cisl" che rinuncia alle proprie posizioni (giudizio di Federico Mancini, non mio) rievocando fatti del XXI secolo, solo perché ne sei stato protagonista tu.
Ringrazio comunque per aver partecipato alla pubblicità per il mio libro: che non potendo contare sull'acquisto da parte delle strutture della Cisl merita che se ne parli (bene o male, chi se ne importa) per essere conosciuto.
PS Vedo che quando dici "ricordo bene" almeno una cosa te la ricordi male: la ricerca presentata alla fondazione Pastore con la partecipazione di Mario Grandi, e le battute su Carniti, non l'aveva fatta Iacopo Senatori (e non era del 2010-2011, perché Grandi muore il 9 febbraio 2011, e da due anni non veniva a Roma).
Ne sono certo, perché quella ricerca l'avevo fatta io; e la presentai con Giorgio Santini (era l'11 dicembre 2008, per la precisione), perché le eresie non mi hanno mai dato fastidio.
Le bischerate sì.
Interessante questo modo, un po' alternativo, di ragionare: prima si dice "ricordo bene", poi si dice che non è "una differenza dirimente" se un certo fatto sia avvenuto nel dicembre 2008, nel 2009 o forse fra il 2010 e il 2011, se sia avvenuto presso la fondazione Pastore (dove c'erano i "romaniani estremisti" a ridacchiare su Carniti) o in altra sede, se il relatore era una persona o un'altra, addirittura se una certa persona di cui si citano affermazioni fra virgolette fosse ancora viva o potesse essere già morta. Il che dice molto sull'attendibilità di uno che poi parla di storia.
Quanto al "genocidio" di quelli della Fat, faccio presente che alcuni di loro (non necessariamente i migliori) sono ancora oggi in servizio per la Fai e/o attività connesse, nonostante siano in pensione da anni. E non ci stanno gratis (né alcuno di loro è mai finito in Naspi con la famiglia a carico).
Quanto al paradosso di un autore di libri che sta dentro all'organizzazione e rinfaccia a chi ne sta fuori, come me, l'usanza dell'acquisto dei libri a cura della stessa organizzazione, la prendo come quella che in procedura civile si chiama "dichiarazione confessoria".
Comunque, un "livore ideologico" è già più dignitoso di un livore dettato dalla vanagloria personale.
PS All'incontro dell'11 dicembre 2008 alla fondazione Pastore, dove Grandi fece la battuta su Carniti, c'eri tu (che infatti ricordi la battuta) e c'era anche Santini. Per la precisione, tu c'eri dall'inizio (e hai fatto anche un breve intervento nel dibattito), mentre Santini, che credo fosse impegnato proprio in incontri relativi al provvedimento, arrivò per le conclusioni (mentre non arrivò Giuliano Cazzola, che all'epoca era parlamentare). Santini ed io partecipammo assieme in quegli anni a diversi incontri organizzati dalla Fondazione Pastore, ad esempio sul quarantennale dello statuto del lavoratori nel 2010. Lo ricordo solo per far capire ai lettori del blog di Enrico Giacinto che, contrariamente all'immagine dipinta dal mio interlocutore, con le persone intelligenti non ho mai avuto alcun problema a confrontarmi in maniera civile.
Passo e chiudo.
Va beh. G.g. ci mancava solo che avessi problemi a confrontarti con il segretario generale aggiunto della CISL. Peraltro uno dei migliori sindacalisti che abbia mai avuto la nostra organizzazione. Ma avete il senso del limite? O no?
Caro Graziani,
non credo che faccia molta differenza se una frase sia stata pronunciata a dicembre 2008 o a gennaio 2009 o giù di lì. Il tema serio è quello della riflessione su conciliazione, arbitrato e processo del lavoro. Nel 1973, come nel 2008-2009-2010 e oggi. Non ho voglia di alimentare polemiche, anche se il tuo costante atteggiamento di giudizio e di concessione di "patenti" può portare ad irritarsi. Non hai colto il tema di un Dna in divenire (volutamente espresso con un paradosso, ma ce ne sono di ben più famosi, ricordi un calabrone che paradossalmente volava?), pazienza. Non si può piacere a tutti. Ti auguro quindi Buon Natale (questa volta non si tratta di un mio errore da penna rossa e da inaffidabile sulla tua preziosissima biografia e produzione saggistico-letteraria, il Natale ORTODOSSO, si festeggia, infatti, il 7 gennaio, quindi sono ancora in tempo!). Saluti, F.L.
Ho eliminato il commento in cui, in maniera liquidatoria e direi superficiale parlavo del processo di accorpamento Fisba-Fat.
Nessuno, Graziani me lo ha chiesto o fatto notare.
Solo, preso dall'ira, sono andato del tutto fuori tema e ho affrontato un tema su cui ho delle idee, ma certo non sufficientemente approfondite. Pertanto rispetto a questo mi scuso con te e con i lettori di questo blog. Ed è vero ho confuso un convegno di fine 2008 con un altro di poco successivo. Buona giornata.
Cari amici Francesco e Giovanni, vi ringrazio per l’attenzione che prestate al mio blog di cui ormai siete diventati i soli non anonimi animatori. Come ho scritto nel post, “Dna Cisl: una riflessione sul sindacato alla luce del pensiero e dell’esperienza storica della Cisl” era il titolo di un progetto, predisposto nel 1997-1998 dalla segreteria generale della Cisl in vista dei primi cinquant’anni di vita dell’organizzazione fondata da Giulio Pastore, che rimase incompiuto per varie ragioni. Il primo capoverso del documento recitava così: “Le celebrazioni del cinquantesimo anniversario della Fondazione della Cisl si collocano su due versanti: quello della riflessione sul passato e quello della riflessione sul futuro. Ambedue si possono considerare storiche: nel senso che, in questo momento di incertezza sul futuro del sindacato e della stessa società democratica, solo la lunga durata aiuta a comprendere gli avvenimenti: guardando, cioè, al passato, al presente e al futuro. Le celebrazioni devono quindi essere concepite unitariamente”.
Il presupposto da cui partiva il progetto era che, nella storia secolare del movimento sindacale, nazionale e internazionale, ci fosse stato un momento in cui nacque un’associazione sindacale nuova, la Cisl, con una sua particolare fisionomia e cultura. Un’esperienza così significativa e originale da autorizzare a parlare, per metafora, di Dna Cisl, o, se si vuole, di “missione” della Cisl.
Erano stati coinvolti nell’iniziativa le Fondazioni di area Cisl, a partire dalla Fondazione Pastore, e autorevoli studiosi di storia e relazioni industriali. Ci sono voluti più di vent’anni per riprendere quel filo interrotto dando vita ad un seminario di storiografia e cultura sindacale che a mio avviso ha avuto il pregio di approfondire, come non era mai stato fatto in precedenza, la ricchezza e la complessità di quel Dna Cisl, nel suo nascere e nel suo divenire.
Come (aspirante e curioso) studioso della storia della Cisl ho apprezzato che, sia pure con tanto ritardo, sia stato analizzato quel tema e credo che il volume vada letto da chi ama o da chi ha amato la Cisl o da chi intenda approfondirne la storia e le interpretazioni.
Caro Giovanni, per quel poco che ti conosco penso che se tu lo leggessi, esprimendoti in maniera più forbita saresti d’accordo con quanto scritto dall’anonimo delle 15,29 del 21 dicembre.
Ho letto il tuo libro da cui ho tratto conferma di quanto scrissi nel 2007 sul sito della Biblioteca Cisl e su Conquiste del lavoro. Ne scriverò prossimamente nel mio blog perché tra le novità che contiene rispetto alla precedente edizione ne ho apprezzato alcune e altre no.
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