L’esperienza del quotidiano del 1973 non viene
ripetuta. È però evocata nel corso dell’Assemblea organizzativa della Cisl che
si svolge a Napoli nel novembre del 1975. Un’assemblea in cui la chilometrica relazione
introduttiva, svolta dal segretario confederale Manlio Spandonaro, è stata
considerata uno dei documenti più completi di analisi organizzativa della Cisl.
Nella relazione Spandonaro conferma l’interesse di via Po alla realizzazione di
un settimanale unitario e precisa che le difficoltà esistenti sul piano
politico nella costruzione dell’unità non possono arrestare le iniziative della
Cisl. “Siamo consapevoli – afferma il segretario organizzativo – che i nostri
strumenti sono in larga misura insufficienti ed è per questo che da anni
abbiamo prospettato l’esigenza di disporre di un mezzo di diffusione più puntuale
ed efficace. Questo non poteva che essere il quotidiano sindacale”.
La Commissione che approfondisce i temi dei quadri e
della formazione, dell’elaborazione della cultura del sindacato e dell’informazione
dedica particolare attenzione al quotidiano. Viene sottolineata l’esigenza di
dotare la Cisl di uno strumento quotidiano di informazione, senza la pretesa di
fare un giornale di grandi dimensioni né tanto meno in concorrenza con le
grandi testate. Mentre sulla necessità di un quotidiano si registra la quasi
totalità dei consensi, sull’opportunità di pubblicarlo in quel momento politico
e sindacale si realizza un’ampia convergenza, ma non l’unanimità dei consensi.
Tutto questo non per considerazioni di ordine economico ma per valutazioni politiche.
Nel sostenere l’urgenza e l’utilità di assumere tale iniziativa, la grande
maggioranza della Commissione insiste sull’opportunità di impegnare su di essa
Cgil e Uil e di assumerla direttamente in assenza di un loro consenso. Il quotidiano,
conclude il documento approvato, sarebbe occasione di un’ulteriore verifica
dell’autonomia della Cisl e delle altre organizzazioni. È in sostanza la
proposta, che sarà accarezzata per poco tempo, del quotidiano unitario che
riprenderebbe – ma è da dubitare che i delegati dell’epoca ne fossero
consapevoli – quella conclusasi il 26 giugno del 1946.
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