domenica 21 marzo 2021

Tre libri tre storie

 

Tre libri, tre storie. La storia di un ragazzo che si trova invischiato in una vicenda di presunto terrorismo rosso. La storia di una donna che ripercorre la sua vita in attesa del marito operato per una malattia allo stomaco. La storia di uno scienziato che ha speso l’esistenza nella lotta contro il cancro.

Il primo libro (Loris Campetti, L’Arsenale di Svolte di Fiungo, Manni, San Cesario di Lecce, 2020, pp. 169, euro 14,00) è opera di una storica firma del Manifesto che si cimenta con il genere romanzo. Un romanzo autobiografico che racconta, come recita la scritta in copertina, una storia di militanza e fuga, terrorismo rosso e nero, servizi segreti e imbrogli di Stato negli anni Settanta del secolo scorso. Campetti riesce a descrivere - a tratti in maniera leggera, quasi deliziosa - le sue traversie di una vita improvvisamente sbatacchiata, a cavallo tra lotta partigiana, epica comunista, eresia manifestina e le imprese del ragionier Ugo Fantozzi. Ne viene fuori uno spaccato di un’epoca che ha segnato anche tragicamente la storia del nostro paese.

Il secondo volume (Dolores Deidda, La signora della stazione, Booksprint, 2020, pp. 218, euro 17,90) è anch’esso un’opera prima. Il primo romanzo di una studiosa che ha fatto dello scrivere la sua ragione di vita e uno dei momenti fondamentali della sua attività professionale (può vantare, tra l’altro, tre lustri di stretta collaborazione con uno dei più grandi sindacalisti della Cisl, Eraldo Crea). Questa volta, però, si è avventurata in un genere profondamente diverso. Dalla storia di Eva Ariac, la donna della stazione, trasuda un amore profondo per la sua terra, la Sardegna, e per la sua famiglia. Un romanzo particolare sorretto da una splendida prosa che richiama autori ben più autorevoli. Un libro di storia, però, che colloca gli avvenimenti più importanti durante la seconda guerra mondiale riportando alla memoria i bombardamenti di Cagliari che fu, dopo Napoli, la città italiana più colpita dalle bombe alleate. Un romanzo bellissimo, con un finale a sorpresa che suscita emozioni indescrivibili.  

Il terzo libro (Alberto Costa, Umberto Veronesi l’uomo con il camice bianco, Bur Rizzoli, Milano, 2020, pp. 196, euro 14,00) è l’ultima versione di un fortunato best seller. Alberto Costa, oncologo di chiara fama, è stato per decenni uno dei più stetti collaboratori di Umberto Veronesi. Incontrò il professore nel marzo del 1973, rispondendo a un’inserzione sul Corriere della sera con cui si cercava uno studente di medicina interessato a organizzare corsi di aggiornamento e formazione permanente. Con lui ha ideato la Scuola europea di oncologia, dato vita all’Istituto europeo di oncologia, introdotto in Italia l’Educazione continua in medicina (Ecm) e costituito la Fondazione che porta il suo nome. La parte finale del libro riporta gli appunti presi da Costa durante le visite a Veronesi nei suoi ultimi sei mesi di vita. Sono appunti che trasmettono al lettore la vivacità di pensiero, l’umanità, la forza di volontà, l’ostinato ottimismo, il calore e insieme la determinazione che fino all’ultimo giorno hanno caratterizzato Umberto Veronesi.


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