Le classi politiche del passato avevano la percezione della propria memoria. Documentavano gelosamente, quasi con compiaciuto godimento, se stesse e la propria azione...L’attuale classe politica invece, come molti esempi e altrettante gaffe dimostrano, è di un livello culturale decisamente più basso delle precedenti e arriva a fare dell’incultura un valore manifesto, tradendo in questo modo una desolante incapacità di andare oltre all’immanenza elettorale, verso una più costruttiva progettualità futura. Di conseguenza, come è dimostrato, questa politica si pone meno, anzi per niente, il problema della memoria...Quello che appare è che sono venuti meno, insieme alla cultura di fondo, i valori simbolici e pragmatici di categorie come memoria e identità...Gli attuali movimenti politici, incardinati intorno alle figure di leader “usa e getta”, semplicemente non si pongono il problema. È l’era della sopravvivenza, non della profondità cronologica. Gli archivi, invece, indipendentemente dal supporto, sono proprio garanzia di profondità cronologica, di stabilità dell’identità. La politica avrebbe con ogni probabilità bisogno di un bagno archivistico non perché si debbano ritenere gli archivi l’ombelico del mondo, ma perché così facendo si potrebbero creare solidi presupposti per garantire a tutti maggiore affidabilità, prospettiva e stabilità...Gente senza memoria non è solo gente senza storia ma anche senza prospettive...
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