domenica 17 maggio 2020

Lo Statuto dei lavoratori e il sì della Cisl

Il 20 maggio del 1970 venne promulgato lo Statuto dei lavoratori. All’avvenimento saranno dedicate, compatibilmente con la vicenda covid-19, numerose iniziative: dal Cnel all'Adapt; dalla Fondazione Feltrinelli al comune di Firenze fino alla Fisac e alla Cgil di Treviso. La posizione della Cisl sulla materia è sempre stata contraria in quanto riteneva che spettasse alla contrattazione collettiva e non alla legge il compito di tutelare i lavoratori. In un libro del 2003 Gino Giugni rivelò che l’atteggiamento della Confederazione allora guidata da Bruno Storti mutò nel corso di un incontro con Pierre Carniti e Tiziano Treu che deposero l’intransigenza, fino ad allora assoluta, nei confronti dell’intervento legislativo. Nel corso del convegno Verso i cinquant’anni dello Statuto dei lavoratori organizzato il 20 febbraio al Cnel dalla Fondazioni Buozzi, Di Vittorio e Pastore l’attuale presidente del Cnel ha confermato all’autore di questo blog che i fatti si svolsero secondo quanto affermato da Giugni.

4 commenti:

Giovanni Graziani ha detto...

Caro Enrico,
che le cose siano andato più o meno così me lo lascia pensare anche il fatto che il professor Vincenzo Saba mi dette una versione analoga, ma con un valutazione diversa.
Non posso giurare che abbia, in quell'occasione, usato termini forti come "tradimento" o simili, ma l'impressione che ebbi in quel colloquio, che risale a più di vent'anni fa, fu di questo tipo.
Il problema è a nome di chi Tiziano Treu, con o senza Carniti, poteva dare, o non dare, il via libera della Cisl a Giugni. Cosa che, forse, neanche il segretario generale della Cisl avrebbe potuto fare da solo nel chiuso di una stanza con il consigliere giuridico del ministro del lavoro, visto che c'erano dei pronunciamenti vincolanti degli organi in tema di statuto dei lavoratori.
A titolo di cronaca, mi permetto poi di ricordare che il segretario generale della Cisl in carica, e che in carica resterà per parecchio tempo, era contrario all'istituzionalizzazione del sindacato in azienda, e nel dire questo si riferiva esplicitamente alle proposte di Giugni che confluiranno nel titolo III della legge 300.
Quindi il sì della Cisl non c'è stato; c'è stato il sì di Treu e Carniti, che poi, quando lo statuto sarà diventato la scelta vincente, verrà considerato ex post il sì detto a nome di tutti
Cosa che però all'epoca non poteva essere.
Grazie del tuo impegno appassionato per la storia della Cisl, e un abbraccio.

Enrico Giacinto ha detto...

Caro Giovanni,
sono convinto che sulla vicenda resterà un mistero fitto. Non so se hai letto l'intervista rilasciata da Marco Bentivogli a il Riformista nei giorni scorsi. Ecco quanto sostiene: "Abbiamo sempre pensato (e non abbiamo smesso) che affidare alla legge la regolazione complessiva del lavoro ha molti limiti. Per quello Bruno Storti, allora segretario Cisl disse che “il nostro Statuto si chiama Contratto”: per contenere quella spinta. Ma poi, comprendendo l’importanza di disporre di una normativa quadro fece collaborare Pierre Carniti e Domenico Valcavi alla stesura". Non so, e ho provato a chiederlo, da dove Bentivogli abbia tratto la notizia-bomba.
Grazie dell'attenzione che presti al mio blog.
Un caro saluto.
Enrico

Giovanni Graziani ha detto...

Caro Enrico, Bentivogli confonde date e situazioni: la frase di Storti, che poi non è la frase che disse lui ma il titolo del mio libro, è del 1964, quindi non la disse rivolto a Giugni e Brodolini. Sei anni dopo, davanti alla legge con questo nome ma nuovi contenuti, il giudizio di Storti - parlo delle cose dette al congresso e poi scritte in articoli, non cose riferite da altri - era di contrarietà soprattutto alla parte scritta da Giugni, cioè il titolo III, che poi era la parte su cui Treu e Carniti sarebbero stati convinti da Giugni.
Carniti la pensava in modo diverso da Storti, ma non solo su questo, tanto è vero che nel 1969 ci fu un congresso non unitario, per usare un eufemismo. Valcavi credo che seguisse la cosa assieme a Raggio, ma non sono sicuro che l'ordine di scuderia fosse quello di collaborare pienamente e senza riserve. E sempre al netto del fatto che di scuderie nella Cisl ce ne erano almeno due.
Il fatto è che la Cisl uscita dal congresso del 1969 non vorrà ricordare più questa storia. E infatti non se la ricorda.
Ma la controprova di tante cose ci sarà tre anni dopo, con il "massacro dell'arbitrato" nella legge sul processo del lavoro, per usare un'espressione dello stesso Giugni, che su questo la pensava più come Storti che come i giovani leoni.
Ma questo non te lo racconto ora, perché ne prossimi mesi, passata la festa del cinquantennale che non voglio disturbare, potrebbe uscire un mio nuovo lavoro sull'argomento. E non voglio spoilerare nulla.
Grazie e a presto.

Enrico Giacinto ha detto...

Caro Giovanni, non mi sorprenderei se di questo passo venisse fuori che il testo dello Statuto è stato opera dell'ufficio studi della Cisl! Bando agli scherzi mi pare che tutte le iniziative di celebrazione del cinquantenario non abbiano portato novità rilevanti sul piano della ricostruzione storica anche se, per quanto riguarda la Cisl, mi piacerebbe approfondire quanto affermato da Treu (da decenni) e (più recentemente) da Bentivogli. Mi pare però che non ci sia molta voglia di ricostruire gli avvenimenti anche se ho personalmente apprezzato il momento di riflessione della Confederazione. Eppure con i documenti che potrebbero essere consultati penso che sarebbe possibile fare chiarezza su questa e su altre vicende della Cisl, ma non solo, che sembrano interessare solo uno sparuto manipolo di curiosi quali noi siamo.
Grazie dell'attenzione e tanti auguri per il tuo nuovo lavoro.
Enrico