Il
sindacato italiano non se la passa male dal punto di vista organizzativo. Lo
affermano, in forma più o meno diretta, alcuni studi pubblicati in questi
ultimi mesi a livello internazionale a partire dal rapporto dell’Ilo sul futuro
del lavoro e i sindacati nella trasformazione https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/---ed_dialogue/---actrav/documents/publication/wcms_731147.pdf
La
forza del sindacato italiano è confermata dal rapporto dell’Ocse sulla
contrattazione https://www.oecd-ilibrary.org/employment/negotiating-our-way-up_1fd2da34-en
Il
quadro storico dell’andamento della sindacalizzazione dal 1960 al 2018 è
illustrato da Jelle Visser nel suo osservatorio http://uva-aias.net/en/ictwss
Come
si spiega questo fenomeno che fa dell’esperienza italiana una delle poche
eccezioni al declino sindacale nel mondo?
Se
lo chiede Paolo Feltrin sull’ultimo numero di Italianieuropei. Nel caso
italiano, scrive Feltrin, ciò che è realmente curioso non è il declino del
fenomeno sindacale, ma le ragioni che ne spiegano la sopravvivenza, la
persistenza, a volte perfino il rafforzamento organizzativo. Pertanto la
domanda da farsi è: come mai il sindacato italiano, il sindacato confederale,
non è stato travolto dall’onda montante della rivoluzione digitale, della
globalizzazione e delle politiche neoliberiste?
La
risposta all’indirizzo https://italianieuropei.it/it/italianieuropei-1-2020/item/4286-partito-e-sindacato-%E2%80%9Cin-convergente-disaccordo%E2%80%9D.html
Sul
sito è possibile leggere i testi integrali di altri interessantissimi saggi https://italianieuropei.it/it/la-rivista/archivio-della-rivista/itemlist/category/185-italianieuropei-1/2020.html
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