Certo, Gian Battista Cavazzuti (Gbc) era uno che non
le mandava a dire. Eppure per tanti anni aveva operato all’ufficio
internazionale della Cisl dove la diplomazia è stata sempre di casa. Aveva
partecipato al corso lungo del Centro studi di Firenze e da lì l’avvio di un
percorso sindacale in giro per l’Italia e poi nel mondo.
Nella bella prefazione al volume (Sindacalista senza
confini: Gian Battista Cavazzuti, a cura di Costantino Corbari e Rita Pavan,
Biliolavoro-Fondazione Giulio Pastore, Milano-Roma, 2023, pp. 95, euro 12,00) Aldo
Carera approfondisce l’irrisolta questione storiografica tra continuità e
discontinuità nella storia della Cisl. Carera tratteggia in poche righe il
ritratto di Cavazzuti:” …Gbc - oltre tutti i malumori e qualche intemperanza -
è sempre stato uomo della Cisl, disponibile a cambiare sedi e ruoli, fatta
salva la sua libertà di dissenso nel valutare azioni, linee politiche, uomini.
Cislino insoddisfatto, come altri negli anni recenti, alla ricerca di una
classe dirigente che inevitabilmente non poteva più essere quella della sua
gioventù e di identità politiche e culturali smarrite nelle torsioni della
storia.”
Tra gli episodi ricordati nel libro quello di don
Grillini, sacerdote ex partigiano, che tira fuori il mitra e spara alcune
raffiche in aria.
Cresciuto, prima del corso di Firenze, alla scuola
di Ermanno Gorrieri (uno dei grandi della Cisl) a Modena, Gbc, dopo una breve
parentesi a Pavia per aiutare Idolo Marcone (altro grande della Cisl quasi
dimenticato), viene inviato a Sesto San Giovanni. A Sesto perché lui, Gbc,
secondo Macario, conosceva i comunisti che a Modena assieme ai socialisti erano
oltre il 75%. A Sesto trova, tra gli altri, Renato Di Marco, anche lui uscito
dal Centro studi di Firenze, che i comunisti li conosceva ancora di più essendo
stato, prima di scegliere la Cisl, segretario organizzativo della federazione
giovanile comunista di Palermo.
Il volume, oltre ai contributi di Corbari e Pavan,
contiene testimonianze di Antonio Guerzoni, Emilio Gabaglio, Antonio Gilardi,
Cristina Cavazzuti e una postfazione di Roberto Benaglia.
Uno dei pezzi forti della pubblicazione è
rappresentato dall’ inserto fotografico dove spiccano un’immagine del 6 marzo
1969 di Gbc con Fabrizia Baduel Glorioso e Alberto Tridente e un’altra che
ritrae un giovane e sorridente Antonio Pizzinato a Leningrado. Quel Pizzinato
che, alla vigilia del referendum del 1985 sulla scala mobile, chiese a Gbc (che
era stato membro della segreteria nazionale dei metalmeccanici dal 1962 al
1970) di dire a Carniti che Lama voleva parlargli, probabilmente per cercare
qualche forma di intesa per evitare un’eccessiva esasperazione della situazione.
La risposta di Carniti fu lapidaria: è troppo tardi!
Tra i ricordi di Gbc uno, relativo alla forte
contrapposizione nella Cisl degli anni Settanta, risulta un po’ confuso.
Secondo Gbc Fausto (in realtà Paolo) Sartori, leader della minoranza, si ammalò
e morì e il testimone di quella componente passò nelle mani di Franco Marini.
In realtà Paolo Sartori, altro grande dirigente sindacale formato al Centro
studi di Firenze, divenne senatore della Repubblica dopo essere stato
segretario confederale della Cisl.
Su questa fase, quella più tormentata e meno
studiata della storia della Cisl dalla fondazione ai giorni nostri, tra qualche
anno probabilmente sarà possibile avere numerosi elementi di conoscenza. È
notizia recente, infatti, che la Fondazione Pastore avvierà a settembre un
programma pluriennale di intervento sull’Archivio storico nazionale Cisl
depositato presso l’Archivio storico del Senato. Tale programma prenderà il via
con l’analisi, il censimento analitico e l’inventariazione delle carte della
segreteria di Bruno Storti (1958-1976).
Il patrimonio custodito dal Senato è stimato in
oltre tremila faldoni corrispondenti a circa mezzo chilometro di
documentazione. Un patrimonio, ha scritto Aldo Carera, fondamentale per gli
studi sulla storia della Cisl nel suo primo mezzo secolo di attività.
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