Un libro sul sindacato, di questi tempi, è una
rarità. Che guardi poi all’esperienza sindacale in maniera propositiva per
evitarne il declino sembra addirittura sorprendente. L’idea dell’autore (Giulio
Marcon, Il sindacato nell’Italia che cambia, prefazione di Maurizio Landini, Roma,
edizioni e/o, 2024, pp. 135, euro 10,00) è che il sindacato debba trasformarsi
in un sindacato di strada, quasi tornando alle origini, alle Camere del lavoro
radicate sul territorio. Non a caso tra le figure citate nel volume spicca
Osvaldo Gnocchi Viani, fondatore nel 1891 della Camera del lavoro di Milano.
Marcon, quando scrive di sindacato, guarda
soprattutto alla Cgil anche se non può evitare di ricordare personaggi come
Pierre Carniti che amava definirsi sindacalista sul marciapiede. Quel Carniti da
cui parte Francesco Totaro in un recente saggio, pubblicato sul n. 2/2024 della
rivista LavoroDirittiEuropa e nel libro “Idee di lavoro e di ozio per la nostra
civiltà”, per sviluppare la sua riflessione sul lavoro in momenti e figure del
cristianesimo sociale del XX secolo
Il volume di Marcon, che coglie con lucidità le difficoltà
in cui sono impelagate le organizzazioni sindacali italiane, ha suscitato
reazioni soprattutto per le poche righe in cui, alla fine del capitolo su le
sfide e i problemi, si chiede “perché non ripensare la modalità di
organizzazione dei pensionati nell’organizzazione sindacale (ad esempio
accorpandoli nelle categorie di appartenenza), che rischiano di avere un ruolo
soverchiante nella struttura?”.
Un’ipotesi del genere scardinerebbe l’attuale
assetto organizzativo delle tre grandi confederazioni. Risultano utili, a questo
proposito, due circolari della Cisl del 28 marzo 1952 (a firma di Pastore e
Cajelli) sull’inquadramento dei pensionati e dell’11 maggio 1964 in cui
l’allora segretario organizzativo Vito Scalia e il segretario generale Bruno
Storti comunicarono alle strutture le decisioni assunte dal Comitato esecutivo
della confederazione sul riordino di inquadramento dei pensionati. La lettura
dei documenti - che sono rintracciabili nell’archivio storico digitale della
Cisl contenuto nel patrimonio dell’archivio storico del Senato della Repubblica
- dà conto di un dibattito che ha accompagnato e continua ad accompagnare, in
maniera più o meno esplicita, il confronto interno sulle tematiche
organizzative.
Va aggiunto che, per come è attualmente strutturato
e articolato nelle tre grandi confederazioni sindacali, il sindacato dei
pensionati (Spi, Fnp, Uilp) appare quello che più si avvicina al sindacato di
strada prefigurato da Marcon. La proposta dell’autore, d’altra parte, sia pure
con modalità non del tutto simili, era stata già approfondita - e non è dato
sapere fino a che punto sia stata sperimentata - con scarso successo in casa
Cgil durante la segreteria generale di Antonio Pizzinato.
Una curiosità: nella bibliografia essenziale Marcon
impallina Bruno Manghi così come aveva fatto Raffaele Morese in un bellissimo
libro sui primi cinque segretari generali della Cisl. Con un cambiamento, cioè,
impercettibile al 99,99% dei lettori, del titolo di un volumetto pubblicato da
Edizioni lavoro.
Sindacato di strada si definisce la Uil in un libro
(Raccontare il sindacato, a cura dell’Istituto studi sindacali Uil Italo Viglianesi,
prefazione di Pierpaolo Bombardieri, Roma, Arcadia, 2022, pp. 302, euro 16,00) che, per certi versi assolve, per la confederazione
di via Lucullo, la funzione svolta per Cgil e Cisl da pubblicazioni come la “Storia
della Cgil dalle origini ad oggi” di Fabrizio Loreto, “Storia della Cisl” di
Giuseppe Acocella e “Cos’è la Cisl”.
Il volume intende infatti offrire alla Uil, in
particolare ai suoi giovani, uno strumento per conoscere, con l’ausilio di
testi e immagini, momenti, personaggi, valori, culture, vicende e conquiste del
sindacato nel corso del tempo.
Un bel libro che aiuta a capire l’immagine di sé che
ha la Uil e quella che vuole dare soprattutto ai suoi quadri, militanti e
iscritti.
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