giovedì 29 agosto 2024

Il sindacato nell'Italia che cambia

 

Un libro sul sindacato, di questi tempi, è una rarità. Che guardi poi all’esperienza sindacale in maniera propositiva per evitarne il declino sembra addirittura sorprendente. L’idea dell’autore (Giulio Marcon, Il sindacato nell’Italia che cambia, prefazione di Maurizio Landini, Roma, edizioni e/o, 2024, pp. 135, euro 10,00) è che il sindacato debba trasformarsi in un sindacato di strada, quasi tornando alle origini, alle Camere del lavoro radicate sul territorio. Non a caso tra le figure citate nel volume spicca Osvaldo Gnocchi Viani, fondatore nel 1891 della Camera del lavoro di Milano.

Marcon, quando scrive di sindacato, guarda soprattutto alla Cgil anche se non può evitare di ricordare personaggi come Pierre Carniti che amava definirsi sindacalista sul marciapiede. Quel Carniti da cui parte Francesco Totaro in un recente saggio, pubblicato sul n. 2/2024 della rivista LavoroDirittiEuropa e nel libro “Idee di lavoro e di ozio per la nostra civiltà”, per sviluppare la sua riflessione sul lavoro in momenti e figure del cristianesimo sociale del XX secolo

Il volume di Marcon, che coglie con lucidità le difficoltà in cui sono impelagate le organizzazioni sindacali italiane, ha suscitato reazioni soprattutto per le poche righe in cui, alla fine del capitolo su le sfide e i problemi, si chiede “perché non ripensare la modalità di organizzazione dei pensionati nell’organizzazione sindacale (ad esempio accorpandoli nelle categorie di appartenenza), che rischiano di avere un ruolo soverchiante nella struttura?”.

Un’ipotesi del genere scardinerebbe l’attuale assetto organizzativo delle tre grandi confederazioni. Risultano utili, a questo proposito, due circolari della Cisl del 28 marzo 1952 (a firma di Pastore e Cajelli) sull’inquadramento dei pensionati e dell’11 maggio 1964 in cui l’allora segretario organizzativo Vito Scalia e il segretario generale Bruno Storti comunicarono alle strutture le decisioni assunte dal Comitato esecutivo della confederazione sul riordino di inquadramento dei pensionati. La lettura dei documenti - che sono rintracciabili nell’archivio storico digitale della Cisl contenuto nel patrimonio dell’archivio storico del Senato della Repubblica - dà conto di un dibattito che ha accompagnato e continua ad accompagnare, in maniera più o meno esplicita, il confronto interno sulle tematiche organizzative.

Va aggiunto che, per come è attualmente strutturato e articolato nelle tre grandi confederazioni sindacali, il sindacato dei pensionati (Spi, Fnp, Uilp) appare quello che più si avvicina al sindacato di strada prefigurato da Marcon. La proposta dell’autore, d’altra parte, sia pure con modalità non del tutto simili, era stata già approfondita - e non è dato sapere fino a che punto sia stata sperimentata - con scarso successo in casa Cgil durante la segreteria generale di Antonio Pizzinato.

Una curiosità: nella bibliografia essenziale Marcon impallina Bruno Manghi così come aveva fatto Raffaele Morese in un bellissimo libro sui primi cinque segretari generali della Cisl. Con un cambiamento, cioè, impercettibile al 99,99% dei lettori, del titolo di un volumetto pubblicato da Edizioni lavoro.

Sindacato di strada si definisce la Uil in un libro (Raccontare il sindacato, a cura dell’Istituto studi sindacali Uil Italo Viglianesi, prefazione di Pierpaolo Bombardieri, Roma, Arcadia, 2022, pp. 302, euro 16,00)         che, per certi versi assolve, per la confederazione di via Lucullo, la funzione svolta per Cgil e Cisl da pubblicazioni come la “Storia della Cgil dalle origini ad oggi” di Fabrizio Loreto, “Storia della Cisl” di Giuseppe Acocella e “Cos’è la Cisl”.

Il volume intende infatti offrire alla Uil, in particolare ai suoi giovani, uno strumento per conoscere, con l’ausilio di testi e immagini, momenti, personaggi, valori, culture, vicende e conquiste del sindacato nel corso del tempo.

Un bel libro che aiuta a capire l’immagine di sé che ha la Uil e quella che vuole dare soprattutto ai suoi quadri, militanti e iscritti.

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