venerdì 29 gennaio 2021

Anni 70: una Cisl subalterna al Pci e/o sindacatino e quella pesante lettera di Donat Cattin a Zaccagnini su Carniti

 

Che fine avrebbe fatto la Cisl se negli anni Settanta del secolo scorso avesse prevalso la sinistra carnitiana e/o se si fosse realizzata la scissione?

Nella lucida testimonianza contenuta nel libro di Francesco Lauria su Pippo Morelli, l’ex segretario generale della Cisl Franco Marini non ha dubbi: nel primo caso sarebbe divenuta un’appendice residuale movimentista, subalterna ad una sinistra, politica oltre che sindacale, egemonizzata dal pugno di ferro del Partito comunista italiano; nel secondo caso avrebbe dato vita all’ennesimo sindacatino, frazione di una galassia tanto affollata quanto effimera nelle sue occasionalità.

Negli anni successivi al superamento del rischio della scissione, quando Bruno Storti stava per assumere la presidenza del Cnel, Carlo Donat Cattin scrisse una lettera al segretario delle Democrazia cristiana, Benigno Zaccagnini, in cui, paventando l’ascesa di Carniti, sottolineava che nella Flm da lui diretta “dai quadri dirigenti sono stati allontanati, con metodi leninisti, uno per uno, gli uomini a noi vicini e sono stati sostituiti, sopra la testa degli iscritti, con quadri extraparlamentari, del dissenso cattolico, marcatamente anti Dc, socialisti e comunisti. È in atto da anni una intensa attività per la formazione dei quadri, dalla Flm alla Cisl, all’interno della quale, lezioni, dispense, pubblicazioni, danno della Dc un’interpretazione propria del radicalismo: partito conservatore, che ha portato dalla Resistenza alla restaurazione dello Stato borghese e capitalista…”.  


31 commenti:

Francesco Lauria ha detto...

A mio parere, come ti ho scritto su Facebook, la tua sintesi dello scritto di Marini contenuto nel mio libro: Sapere, libertà, mondo. La strada di Pippo Morelli, è arbitraria e fuorviante.
Mi addolora e mi sorprende, da te, che il mio libro sia ingiustamente piegato ad una visione così datata e piena di pregiudizi che non è quella rappresentata nel testo da Franco Marini che ringrazio ancora per aver risposto con impegno e intelligenza alla mia richiesta di una testimonianza.

enrico giacinto ha detto...

Vorrei che mi spiegassi cosa c'è di arbitrario e fuorviante negli stralci di Marini che io ho riportato in risposta alla domanda di apertura del post. Naturalmente hai tutto il diritto di pensare di me quello che ti pare, anche che io sia un pericoloso codino e forcaiolo

Francesco Lauria ha detto...

Perchè non riporti il titolo del contributo di Marini? Basterebbe quello.
F.

Anonimo ha detto...

I titoli, di norma, sono a cura della redazione d'intesa con l'autore.ho letto il libro di Lauria e l'ho trovato molto utile e ben fatto. Ricostruisce in maniera dettagliata il percorso di un grande sindacalista che, come tanti altri, la cisl aveva dimenticato. Dal punto di vista giornalistico il post di Giacinto mi pare abbastanza corretto. Del contributo di Marini la parte relativa alla sinistra carnitiana alla tentazione separatista di Scalia è quella che ha di più colpito anche me. Quello che manca, nel posto di Giacinto, e che può creare confusione, è l'indicazione che la lettera di Donat Cattin (peraltro pubblicata per la prima volta da Aldo Marchetti nel lontano 1998 nel saggio sull'autunno del 69 e sul ruolo di Donat Cattin) non fa parte del volume di Lauria. A quest'ultimo, se posso fare un rimprovero, mi permetto di far presente che non sarebbe stato male, oltre alla testimonianza di un politico avveduto e felpato come Marini, riportare anche quella di almeno uno degli ancora viventi grandi avversari di Morelli

Francesco Lauria ha detto...

Caro anonimo,
puoi farmi qualche esempio? Magari li invitiamo ad una delle prossime presentazioni. Questa è un critica costruttiva. Se vuoi un'altra mancanza è la non presenza di Tonino Lettieri. Ma non ha voluto in alcun modo dare il suo contributo.

Francesco Lauria ha detto...

Per chi fosse interessato a continuare il dibattito si veda:
https://lastradadipippomorelli.blogspot.com/2021/01/non-esiste-una-storia-di-parte-e-non-ha.html

Anonimo ha detto...

Borgomeo, Biffi, Brancato, Gorini...

Francesco Lauria ha detto...

Borgomeo sarebbe probabilmente stata una buona intervista. In ogni caso nel libro è citato il libro di Enzo Grazzini e sono riportati anche due articoli molto duri rispetto all'unità sindacale e alla "sinistra" cislina di Paolo Sartori.

Anonimo ha detto...

Grazzini sarebbe stato un testimone importante come Merli Brandini che, pur stimando profondamente Morelli, lo avversava politicamente im maniera netta. Le poche citazioni di Sartori appaiono poca cosa rispetto al ruolo che avrva svolto la cosiddetta minoranza cisl. Su questo permangono, tra gli storici e tra i tanti o pochi ancora viventi che hanno vissuto quelle vicende, versioni e interpretazioni radicalmente diverse. E su questo non pare possibile arrivare ad una storia condivisa. Nè vale edulcorare quanto scritto da Marini e ripreso da Giacinto definendo il ruolo della componente mariniana in termini decisamente sfumati. Nella bella voce Pierre Carniti sul dizionario biografico degli italiiani il prof. Casula scrive della parte più conservatrice della cisl timorosa di smarrire la propria originaria identità. Si tratta di una valutazione storica o politica? (A questo proposito mi permetto di segnalare al prof. Giacinto, con il quale mi scuso per il troppo spazio che occupo sul suo blog senza farmi identificare per ragioni che gli risparmio, di aggiungere tra gli strafalcioni e le inesattezze che ha elencato sulla storia della cisl quella su Storti presidente dell'inail). Saba, Zaninelli, Carera, Ciampani, Vedovato e altri hanno scritto parole profondamente divergenti. La divisione in due della storiografia cisl è, almenoi per ora, un dato ineliminabile che appassiona pochi, è vero, come pochi appassiona la storia della cisl e del movimento sindacale italiano. L'afflato unitario che permea lo scritto di Marini va colto in tutta la sua pienezza perché in questo sì la strada di Pippo Morelli si ricongiunge con quella di altri grandi grandi sindacalisti sia pure a 50 anni di distanza.

enrico giacinto ha detto...

Grazie della segnalazione che ho girato al prof. Casula

Francesco Lauria ha detto...

Mi sembra davvero assurdo nascondersi dietro l'anonimato, persino quando si parla di storia sindacale. Comunque gli anni settanta sono solo un quarto del libro. Mi sembra più originale, comunque, nel mio libro la parte, ad esempio, sul 1989 in cui, riprendendo Romagnoli su Prospettiva Sindacale si parla di..."due anime o nessuna?".
Io provo proprio a rifiutare le letture di parte proprio perchè o si fermano agli anni cinquanta o agli anni settanta. Ora siamo agli anni venti del secolo successivo.

Giovanni Graziani ha detto...

Mi inserisco tardi e male in questo dibattito, non avendo letto il libro e non conoscendo la storia di Morelli. Ma, dal punto di vista del metodo, non capisco l’obiezione dell’autore che rimprovera ad un lettore di aver riportato quel che una persona ha detto e non il titolo, cioè l’interpretazione, che l’autore gli ha dato nel pubblicarla. Una volta che l’autore ha scritto, il lettore è il padrone ed ha il diritto di raccontare quel che il libro ha detto a lui.
A me, semmai, è successo l’opposto: quando per un mio libro ho inventato il titolo “il nostro statuto è il contratto” (inventato nel senso che ho riassunto così una frase più lunga e articolata di Storti), poi mi è capitato di vedere che molti citassero la frase come se fosse stata detta testualmente da Storti (anche per questo la nuova versione, ora in bozze, porterà un titolo leggermente diverso).
Se poi può interessare, il giudizio sulla Cisl che correva il rischio della subalternità al Pci era stato espresso da Donat Cattin già nel maggio del 1970 in un’intervista ad Arrigo Levi sulla Stampa (al momento l’archivio on line della Stampa non è raggiungibile, ma presto dovrebbe esserlo di nuovo). In quell’intervista (che fu giudicata “improvvida” dalla rivista carnitiana “Prospettiva sindacale”) Donat Cattin esprimeva (sul giornale della Fiat) le preoccupazioni di vedere un sindacato unitario impegnato in un gioco al rialzo rispetto alle rivendicazioni radicali dei gruppetti della contestazione finendo per apparire succube al Pci e, di fatto, funzionale alla strategia della componente amendoliana del Pci, cui apparteneva Lama, che aveva accettato il sindacato unitario e autonomo dai partiti in precedenza rifiutato perché lo vedeva come lo strumento migliore per realizzare l'egemonia comunista sull'intero movimento.
Un’ultima osservazione, di carattere più generale: chi si dovesse occupare della minoranza Cisl, farebbe meglio a non appiattirla sulla figura di Scalia. Sia perché è sempre sbagliato far la storia degli uomini come se fosse la storia delle organizzazioni (mentre può essere utile, con le adeguate cautele, fare la storia delle organizzazioni attraverso la storia degli uomini), sia perché la vicenda di Scalia andrebbe allora raccontata da quando contestava Storti sostenendo l’unità sindacale, per poi passare a contestare l’unità quando Storti la sostiene definitivamente.
Per questo non credo che basterebbe intervistare uno solo di coloro che non erano d’accordo con Morelli (ma perché solo Borgomeo sarebbe stato interessante da intervistare? Carlo Biffi, per il quale in questo momento non ho particolari sentimenti di gratitudine, è stato segretario della Fisba in anni in cui vengono realizzate importanti iniziative culturali).
E siccome si parla della Fisba, ricordo quel che disse il professor Costantini nel quarantennale sui tre no decisivi detti in quella fase: No all’unità sindacale senza chiarezza; no allo scioglimento della Cisl che qualcuno aveva cominciato; no alla scissione dalla Cisl.
L’intero discorso lo trovate a questo link; magari a qualche storico potrebbe interessare
http://www.il9marzo.it/wp-content/uploads/2015/06/RIFAI-Documentazione-03-2015.pdf

Francesco Lauria ha detto...

Caro Graziani. Prima di scrivere leggi il libro. E prima di commentare ciò che ha scritto Franco Marini (tre pagine) non le tre righe riportate decontestualizzate da Giacinto) leggi quello che ha scritto Franco Marini. Altrimenti sono tutti discorsi a vanvera. Peraltro se lo avessi letto sapresti che nel libro nessuno appiattisce nulla su Scalia. Infine se volete fare la storia della minoranza fatela. Io ho solo fatto, credo piuttosto bene e con la massima onestà, la storia di Pippo Morelli. Saluti.

Giovanni Graziani ha detto...

Gentile Lauria, mi permetto un'obiezione, sempre dal punto di vista del metodo: questo è lo spazio di commenti per dibattere di cosa c'è scritto nel blog e di cosa dicono gli altri commenti. Quindi rispondere ad un altro commentatore con il modo imperativo e il tono perentorio spostando l'oggetto della discussione ("leggi il libro") è qualcosa che non giova alla trasmissione della profondità del tuo pensiero.
Quanto a Scalia, sempre per una questione di modi verbali, osservo che io ho scritto: "chi si dovesse (ripeto: dovesse) occupare della minoranza Cisl". Quindi non mi ero riferito a te e alla tua opera che hai già scritto e che hai dedicata a Morelli (non ho letto il libro, ma confido che ci sia scritto che lui non era della minoranza).
L'unico punto del mio commento rivolto ad un tuo commento (ripeto: non al tuo libro del quale non parlo, ma di quel che hai scritto qui, ed entro i limiti di questo) riguardava il fatto che hai cassato tre segretari generali della Fisba, e quindi la Fisba stessa, dall'orizzonte di ciò che merita di essere raccontato di quegli anni.
A questo punto, potrei essere io a dirti "prima di parlare di queste cose studia la storia della Fisba". Ma non mi permetterei mai di usare con te il modo imperativo, che è sempre qualcosa che dà l'idea della maleducazione, anche in chi dovesse (ripeto: dovesse) avere l'autorevolezza per poterlo usare con me.

Francesco Lauria ha detto...

Credo che non sia difficile comprendere il mio punto di vista. Quando dovrò scrivere la storia della Fisba (ma, mi chiedo con tutti gli storici altolocati come mai non è mai stata fatta?) mi confronterò con la storia della Fisba. Rispetto alla lettura storica del tema rapporti maggioranza - minoranza credo che non facendo noi della memorialistica sia importante studiare i documenti (anche quelli "grigi") non solo raccogliere testimonianze. Nel mio libro su Morelli parlo anche della "trappola della memoria", che non distingue tra minoranze e maggioranze, riguarda tutti. Tra i testi raccolti, ripeto, quelli più efficaci mi sono sembrati quelli di Sartori anche per il suo coraggio di intervenire in terra "straniera" e cioè Unità Operaia (il periodico dell'Flm nato prima de I consigli). Tutto qui.

Giovanni Graziani ha detto...

Non userò ad Enrico Giacinto la scortesia di usare il suo blog per un battibecco (al terzo intervento dello stesso autore scatta l'effetto petulanza). Mi limiterò a precisare di non essere uno storico, ma un giornalista, quindi competente sull'uso dei modi verbali, ed un giurista, come tale attento ai problemi di metodo (ivi compresa l'avvertenza di non discutere di qualcosa che non sia stato introdotto in limine).
La storia, compresa quella della Fisba, la lascio agli storici che l'hanno già scritta (se cerchi la trovi...).

Anonimo ha detto...

Di notte tutti i gatti sono "grigi". E di notte la storia ognuno se la racconta come gli pare...

Francesco Lauria ha detto...

Io penso sia utile evitare, invece, che questo blog (almeno nei commenti anonimi) diventi una sorta di 9 marzo bis. Ne basta (e avanza) uno solo. Almeno io, venduto confederale servo del potere, la penso così. Aggiungo che il testo di Costantini del 1989 è molto interessante, così come la raccolta degli scritti di Costantini a cura di Agrilavoro (della sua figurs mi sono occupato anni fa curando la piccola storia dei direttori del Centro Studi per il sessantennale di Via della Piazzola) è certamente uno strumento importante. Costantini rappresenta una persona di valore che ha dedicato la propria vita al sindacato, a partire dalla formazione. Questo, al di là degli schieramenti, etc.

Anonimo ha detto...

la storia della fisba sta in lotte contadine e nei tre volumi, dal bracciante di massa all'operaio agricolo, realizzati dai professori Saba e Carera durante la segreteria di Biffi. poi non si è fatto molto, salvo quanto contenuto nelle varie pubblicazioni della fisba dopo l'unificazione con gli alimentaristi. una storia della minoranza cisl, salvo contributi e rivelazioni inedite come quelle contenute nel libro di Grazzini, deve fare i conti con l'assenza di documenti che sono stati distrutti, probabilmente dallo stesso Biffi quando è succeduto a Sartori

Anonimo ha detto...

I documenti della Cisl dell'epoca però esistono. Mi riferisco ai verbali degli organismi nazionali. Perché sono ancora secretati? Chi li gestisce? Quelli della Cgil fino al 1986 sono tutti consultabili sul sito dell archivio storico

Anonimo ha detto...

l'accesso alle carte della CISL è riservato a pochi eletti. eppure molti aspetti oscuri e controversi della storia della CISL possono essere chiariti solo da quelle carte

Anonimo ha detto...

Puoi spiegarti meglio?

Anonimo ha detto...

Perché non provi a chiedere ai professori Camerini e Giacinto?

enrico giacinto ha detto...

Per quanto mi riguarda non posso fare altro che ribadire quanto scrissi nel 2007 a pagina 8 dell'ebook Bruno Storti Segretario generale Cisl. Che cioè Nicola Di Napoli volle donare a Camerini e a me i verbali che coprono parte delle segreterie generali Storti e Marini e le intere segreterie generali di Macario e Carniti. Questi verbali dovrebbero ancora oggi essere conservati in quel che resta dell'Archivio storico nazionale della Cisl.

Anonimo ha detto...

i verbali delle segreterie confederali contengono notizie che possono aiutare a ricostruire la storia della cisl degli anni più difficili. non solo. vorrei sapere perché, per alcuni momenti, si è fatto ricorso ai verbali e per altri no. ad esempio perché per ricostruire la storia della formazione cisl e del centro studi, comprese le vicende di Morelli, non si è tenuto conto di questi verbali?

Francesco Lauria ha detto...

Ti sbagli caro anonimo. leggilo il libro.

Anonimo ha detto...

ho letto bene il libro e ne ho apprezzato il contenuto. non ho trovato però alcun cenno ai verbali della segreteria confederale cisl anche perché sembra che al di fuori di Camerini e Giacinto nessuno li abbia letti.

Anonimo ha detto...

E' possibile che solo due persone abbiano a vuto accesso a documenti così importanti? E gli altri, gli studiosi? Chi può fare chiarezza su questo giallo? Giacinto, se ci sei batti un colpo visto che da Camerini non ci si può aspettare molto.

enrico giacinto ha detto...

Presto batterò un colpo con un nuovo post

Anonimo ha detto...

Allora! Quando arriva questo colpo? Battiamo la fiacca?

enrico giacinto ha detto...

Il mio colpo arriverà presto. Sto approfondendo aspetti che conoscevo poco. Abbi fiducia