Peccato per quella “delazione politica di Eraldo Crea”
(anziché dell’azione politica) a pagina 142 e per quell’appendice documentaria
(da pagina 107 a pagina 184) che avrebbe meritato un indice meno sparagnino.
Ciononostante, il libro curato da Andrea Ranieri e Ilaria Romeo su Bruno
Trentin e l’eclisse della sinistra merita una lettura più che attenta per
quanto può dire, ancor oggi, a quella che una volta si chiamava la sinistra.
La scelta dei curatori di pubblicare dai diari
1995-2006 solo le parti riguardanti il sindacato e i suoi rapporti con la
politica, cioè il concetto di sindacato come soggetto politico e la sua
capacità di autonomia nutrita di progettualità, può essere contestata, ma è una
scelta.
In continuità con i diari integrali del 1988-1994
curati da Iginio Ariemma per Ediesse, Eraldo Crea è uno dei pochissimi
personaggi citati con parole di stima e di affetto. Oltre alla nota del 17
luglio 1998 in cui Trentin annota che deve elaborare un contributo sugli
scritti di Crea e ricorda il suo (di Crea) intervento al Congresso della Cisl
del 1989 che, aggiungiamo noi, venne subito dopo quello di Trentin nelle vesti
di numero uno della Cgil "Lavoro
e solidarietà in Italia e in Europa" (15.07.1989) (radioradicale.it) il libro di Ranieri e Romeo riporta nella
documentazione il testo integrale di Trentin che fu poi pubblicato sui volumi
curati da Giorgio Alessandrini per Edizioni lavoro su Eraldo Crea (Eraldo Crea:
l’autonomia e l’unità, il sindacato soggetto politico, scritti e discorsi
1962-1991). Queste pagine su e per Crea occupano nel libro uno spazio che non
ha confronto con gli altri documenti. Non è un caso, poi, che nelle
presentazioni del libro su Trentin Crea sia stato più volte citato (ad esempio
da Tronti e Valtulina) con parole di grande stima e considerazione, come pure è
stato citato da Carlo Ghezzi nella commemorazione del 30 settembre 2020 di
Andrea Gianfagna Andrea
Gianfagna, ricordo di un compagno - Collettiva
Eraldo Crea, al quale è dedicato un padiglione del
Centro studi Cisl di Firenze rinunciò, nel 1989, a diventare l’unico successore
di Franco Marini alla segreteria generale Cisl “per una sua scelta personale,
intima, difficile, per alcuni aspetti misteriosa, nel senso morale e religioso
della parola - scrisse Vincenzo Saba nel libro Il problema storico della Cisl -
quando si è di fronte alla coscienza dell’uomo. Continuerà, peraltro, a servire
la Cisl, con immutata fedeltà e fierezza, finché la sua vita terrena non avrà
termine, di lì a poco, nel 1992”.
Massimo Mascini nel libro Profitti e salari venti anni
di relazioni industriali 1980-2000 sul congresso del 1989 scrisse che la Cisl
approfittò molto poco di quell’occasione “un po’ perché la strategia non è di
casa nella Cisl di quegli anni, un po’ perché si mette volontariamente la
sordina all’unico elemento di vivacità intellettuale, la persistenza
all’interno della confederazione di due anime abbastanza diversificate tra
loro. Eraldo Crea, uno dei due vicesegretari generali, che sarebbe dovuto
diventare proprio in occasione del congresso l’unico numero due della Cisl,
prova a innescare la polemica rinunciando a venti giorni dall’assise alla sua
nuova carica e chiarendo con un lungo e appassionato intervento nella sede
congressuale di averlo fatto proprio per far esplodere le differenze e
strappare il velo un po’ ipocrita di unanimismo che nasconde le diversità. Il
suo tentativo è generoso, ma non coglie l’obiettivo”.
4 commenti:
Cosa sarebbe successo se Crea non avesse fatto il gran rifiuto? Si può ipotizzare che dopo di lui e D'Antoni sarebbe toccato a Morese e/o Cocilovo saltando la prassi del segretario designato dal predecessore?
Con Crea segretario generale la storia della Cisl avrebbe preso un'altra piega. Purtroppo il governo della generazione del Centro studi di Firenze (Carniti,Colombo,Crea e Marini) è durato poco più di un decennio e D'Antoni se fosse rimasto in panchina ancora un po' avrebbe combinato meno guai
Di quella generazione è rimasto solo Mario Colombo. Un personaggio di grande spessore purtroppo spesso sottovalutato nella storia della cisl
Sono anche io convinto che l'attuale situazione della cisl sia dovuta alla catena di errori commessa da D'Antoni che, pure, può essere considerato l'ultimo grande segretario generale della Cisl.
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