L’alzata di scudi di Cgil, Cisl e Uil contro il tentativo del governo Berlusconi di ridimensionare il ruolo delle forze sociali nel Cnel non ha avuto esito positivo. Anzi, il decreto legge del governo Monti, approvato oggi in via definitiva dal Senato, peggiora, per certi versi, la situazione. I componenti del Cnel scendono da 120 a 64 (cui vanno aggiunti il presidente e il segretario generale). I rappresentanti dei lavoratori dipendenti passano da 44 a 22 (Berlusconi ne aveva previsti 24). Di questi, tre devono rappresentare dirigenti e quadri pubblici e privati. La riduzione numerica delle varie componenti dovrà tenere conto di due criteri: maggiore rappresentatività e pluralismo. I maggiori costi, in termini di seggi persi, saranno pagati da Cgil, Cisl e Uil che corrono il rischio di azzuffarsi tra loro anche per l’assegnazione dei resti percentuali risultanti dalla riduzione numerica.
giovedì 22 dicembre 2011
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