C’erano una volta Cgil, Cisl e Uil da un lato e Fim, Fiom e Uilm dall’altro. Poi, negli ultimi anni, prima troviamo Cisl e Uil da una parte e Cgil dall’altra. Più recentemente, mentre la Cgil resta sola, a Cisl e Uil si affianca l’Ugl. La tradizionale triade Cgil, Cisl, Uil diventa, così, Cisl, Uil, Ugl.
Tra i metalmeccanici il processo appare più complesso. Mentre la Fiom resta spesso sola (o isolata?), Fim e Uilm sono affiancate, di volta in volta, da Fismic e/o Ugl. Solo in un caso l’Ugl è rimasta sola contro tutti: nell’elezione dei rappresentanti dell’Assemblea dei delegati di Cometa, il fondo di previdenza complementare dei lavoratori metalmeccanici. La lista Fim, Fiom, Uilm e Fismic ha ottenuto poco meno dell’80% dei voti contro poco più del 20% della lista Ugl. Sorprende l’elevato numero di consensi andato all’Ugl che, per la verità, nelle precedenti elezioni aveva raggiunto una percentuale di voti ancora più alta. Sorprende però di più il fatto che la Fiom , una volta tanto, sia ritornata alla casa comune, sia pure in coabitazione con la Fismic. Un acuto osservatore ha avanzato il sospetto che quando c’è da gestire il sindacato di Landini non vada tanto per il sottile.
Del resto qualche vecchio sindacalista della Cisl racconta ancora che, tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta del secolo scorso, le due grandi categorie dei braccianti (Fisba) e dei metalmeccanici (Fim), capofila delle due anime che spaccavano in due la Confederazione allora guidata da Bruno Storti, quando si doveva decidere intorno all’uso delle risorse derivanti dal tesseramento erano unite più che mai.
1 commento:
quando c'è di mezzo la grana non si guarda in faccia nessuno. la FIOM tiene al quattrino e su certe cose non fa casino...
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