martedì 16 luglio 2024

La Costituzione italiana nelle lingue dialettali

 

Per essere un libro di una collana che “raccoglie scritti brevi di studiosi di eclettica formazione e provenienza…che vogliano esprimersi su temi attuali, di vasto interesse trasversale, con linguaggio chiaro e comprensibile ad una vasta platea”, 712 pagine sembrano, ad onor del vero, un po’ troppe. Forse però non è proprio così perché ben 685 pagine, cioè più del 96 per cento del totale, riportano il testo della principale fonte del diritto della Repubblica italiana, dalla quale dipendono gerarchicamente tutte le altre norme giuridiche dell’ordinamento dello Stato: la Costituzione. Come? 685 pagine per i 139 articoli della nostra Carta costituzionale, compresi quelli abrogati? Sì, proprio così. Ma, precisiamo, 139 articoli ripetuti 22 volte, in italiano, in due delle più praticate lingue di minoranza (sardo e friuliano) e in 19 dei principali dialetti del nostro straordinario e variegato Paese.

Il volume (che fa parte della collana Eclettica-mente, piccoli scritti su grandi temi) curato da Vito Tenore (La Costituzione tradotta nelle lingue e nei dialetti regionali italiani: la Carta Costituzionale in 2 lingue “di minoranza” e nei 19 dialetti dei Capoluoghi regionali, presentazione di Filippo Patroni Griffi giudice della Corte Costituzionale, Roma, Anicia, 2024, pp. 712, euro 30,00) si configura come un’operazione politica e culturale che rappresenta un atto di amore e di rispetto per il Paese, per le istituzioni e per la Carta costituzionale.

L’obiettivo prioritario del libro è tentare di raggiungere fasce meno culturalmente attrezzate che possono ricevere nuovo stimolo da una rilettura della legge fondamentale e delle sue prescrizioni. Una rilettura in chiave regionalistica che, per la sua bellezza, capacità evocativa e musicalità, può essere pungolo anche per altre fasce di lettori.

Il lavoro di traduzione della Costituzione è stato affidato a magistrati della Corte dei conti di estrazione regionale molto varia coadiuvati da linguisti e studiosi locali.

Nella penultima pagina del libro due Q-code consentono di ascoltare in lingua italiana e in versione multidialettale (nell’audio Vito Tenore parla di una perla linguistica sonora multidialettale) la Costituzione.

L’ascolto e la lettura dei vari testi è un viaggio sorprendente e affascinante in un mosaico culturale e linguistico che, forse, avrebbe fatto la gioia di Tullio De Mauro. Un piccolo esempio. Il primo articolo recita che “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Quel “fondata su lavoro” trova espressioni dialettali che valorizzano un patrimonio storico culturale, ricco e complesso, di immenso valore. Si passa dal fontata suju laùru dell’aquiliano al ca tene li ffundaziòne sòva la fatija del potentino, per arrivare al fundata ncopp’ ‘o lavoro del napoletano, al che se fa sur fatigà del romano, al fondada sul laô del milanese, al fendate sop’a la fatiche del barese, al fundada asuba de su traballu del sardo campidanese, al chi si funna ‘ncapu ô travagghiu del palermitano, al fondéye su lo travaill del francoprovenzale, al fondata ntól lavoro del perugino.

Il volume nelle prossime edizioni potrebbe includere le altre dieci lingue delle minoranze presenti sul territorio italiano, riconosciute e tutelate dalla legge. Il curatore, che è presidente di sezione della Corte dei Conti e professore di diritto del lavoro pubblico presso la Scuola nazionale dell’amministrazione, sembra non escluderlo.

Per quanto riguarda l’audio, va precisato che la versione multidialettale è ispirata, diversamente dalla parte scritta, a un criterio non alfabetico, con un viaggio sonoro dal Sud al nord d’Italia che termina in Sardegna. Si comincia con Salvatore Chiazzese che legge in palermitano i primi sei articoli e si chiude con Michele Ladu che recita in cagliaritano gli ultimi sei.

Sarebbe un’idea balzana fare tanti piccoli libri con il testo della Costituzione in italiano e in lingua di minoranza e/o dialetto con annesso audio? Nel frattempo Vito Tenore, nelle ultime righe del volume, scrive che sarà lieto ed onorato di ricevere dai lettori, soprattutto linguisti e appassionati dei dialetti regionali, spunti correttivi e migliorativi di passaggi imprecisi nella traduzione.


(pubblicato su via Po cultura del 13 luglio 2024)


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