Ho acquistato il libro (Raffaele Romano, Il
sindacato italiano visto dalla Cia: dal fascismo alla guerra fredda, Amazon,
2023, pp. 322, euro 20,00) sperando di trovare qualcosa di nuovo rispetto a
quanto già scritto sulla materia. Mi aspettavo, ad esempio, un cenno sul
sostegno alla minaccia di scissione della Cisl negli anni Settanta del secolo
scorso.
Le mie aspettative sono andate deluse. Non mi è
rimasto, per rinfrescare la memoria, che ridare una sbirciatina ai volumi di
Formigoni (La scelta occidentale della Cisl), Romero (Gli Stati Uniti e il
sindacalismo europeo) e Grazzini (Viaggio negli anni del sindacato libero).
Quello che più mi ha colpito del lavoro di Raffaele
Romano, che guarda con occhio di riguardo alla Uil, è il trattamento – per così
dire – subìto da Giulio Pastore.
Nella prefazione, a pagina 12, Giorgio Benvenuto
scrive Giuseppe Pastore anziché Giulio. Un errore in cui l’ex segretario
generale della Uil, ora presidente della fondazione Bruno Buozzi, incorre non
per la prima volta.
A pagina 172 Giulio diventa Mario, mentre il sindacalista
comunista Raffaele Pastore (correttamente citato a pagina 119) viene
sacrificato nell’indice dei nomi, al pari del Mario di cui sopra, al due volte
tartassato Giulio.
È il destino dei libri autoprodotti che giustificano
refusi come quello che vede l’Afl sostenere in Italia la costituzione di un
sindacato democratico anticonformista. O l’anticipazione di quasi quarant’anni
della scelta della Uil di proclamarsi il sindacato delle persone.
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