Il sindacato confederale non
poteva non battere un colpo di fronte alla legge di stabilità varata dal
governo. Non poteva non farlo, se non altro perché i provvedimenti colpiscono
ancora una volta lo zoccolo duro della rappresentanza di Cgil, Cisl e Uil: dipendenti
statali e pensionati. Qualche miglioramento potrà pur esserci nel corso
dell’iter parlamentare, ma la strada appare decisamente tracciata.
Enrico Letta, in fondo, non
ha fatto altro che dare seguito agli orientamenti dei due governi che l’hanno preceduto.
Lo sciopero generale di
quattro ore era il minimo che ci si potesse aspettare da un sindacato che
appare ormai avviato, sul fronte della membership, a un non breve declino.
I pesanti tagli degli anni
scorsi a Caf e patronati impediranno al sindacato di recuperare, con
l’assistenza e la tutela individuale, la perdita di iscritti derivante dalla scarsa
tutela collettiva.
Al resto penserà Renzi che,
tra l’altro, continua imperterrito a sostenere che il 54% degli iscritti al
sindacato italiano sono pensionati.
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