Anche ai funerali di questa mattina del prof. Vincenzo Saba erano presenti il segretario generale e il segretario generale aggiunto della Cisl, Bonanni e Santini. Ma, probabilmente, la segreteria confederale non ha discusso se e chi mandare a portare l’ultimo saluto al più grande storico della Cisl.
Nell’omelia don Pierfranco Pastore, il figlio del fondatore della Cisl, aveva ricordato suo padre e Romani.
Alla cerimonia funebre erano presenti quattro generazioni di sindacalisti, politici e studiosi. Ma anche tanti giovani e meno giovani che, soprattutto nella frequentazione della Fondazione Pastore, hanno avuto in Saba una guida e un maestro: da Giampiero Bianchi ad Andrea Ciampani, da Pierciro Galeone a Giovanni Graziani. Accanto agli ex allievi del Centro Studi di Firenze come Mario Colombo, Franco Bentivogli e l’allievo preferito da Saba, Alberto Tridente, Raffaele Morese, che con Saba aveva lavorato all’ufficio studi diretto da Romani, e Pierpaolo Baretta che era succeduto a Morese alla guida della Fim. Nutrita la delegazione dei dirigenti e operatori della Fai, la Federazione agro-alimentare della Cisl, guidata dal segretario generale Augusto Cianfoni e dal suo predecessore, Albino Gorini.
Oltre ad Enzo Scotti che con Saba aveva lavorato nei secondi anni Cinquanta del secolo scorso in via Po, l’attuale direttore del Centro studi di Firenze, Mario Scotti, il presidente e il segretario generale della Fondazione Pastore, Michele Colasanto e Gustavo De Santis, un folto gruppo di professori ed ex professori universitari tra i quali Aldo Carera, Giamprimo Cella, Carlo Felice Casula e Domenico Valcavi.
Vincenzo Saba è stato anche presidente dell’Isfol, incarico prestigioso che, stranamente, nessuno ha ricordato, né su Conquiste del lavoro, né sul sito della Fondazionre Pastore.
1 commento:
La Cisl non ha ancora pienamente onorato il suo debito di riconoscenza nei confronti di Vincenzo Saba e, soprattutto, di Mario Romani. Non dimentichiamo che la Fondazione Pastore, al di là delle dichiarazioni ufficiali, è stata vissuta da Storti, Macario & company come un covo di congiurati contro i disegni di scioglimento della Cisl.
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