L’intento è narrare, in chiave garbatamente
scherzosa, uomini e donne che si incontrano nei corridoi e nelle stanze delle
pubbliche amministrazioni, in corsi di formazione o in contesti extra
lavorativi. Il libro di Vito Tenore (I concorsisti: raccontare il pubblico
impiego attraverso i pubblici dipendenti, Anicia, Roma 2025, pp. 116, euro
20,00) è qualcosa di più. Una sorta di guida sui generis alla preparazione di
concorsi del personale pubblico civile, militare, magistratuale, sanitario,
scolastico. Ma soprattutto un pamphlet che descrive e denuncia, nel bene nel
male, il mondo dei concorsi pubblici. Un universo vario, popolato da persone
che affrontano quella selezione concorsuale che, con qualche tassativa
eccezione, rappresenta, o dovrebbe rappresentare, la regola per il reclutamento
dei pubblici dipendenti. Un universo abitato anche dai grandi preparatori dei
pubblici concorsi, vere e proprie scuole di formazione in cui spiccano i
“profeti della traccia”. Profeti che, secondo la leggenda, avrebbero frequenti,
seppur estemporanei, legami affettivi con le proprie allieve.
L’autore del libro - portatore di una robusta
esperienza concorsuale vissuta nelle vesti di concorrente, vigilante,
segretario e commissario - racconta l’infinita varietà di artifizi e raggiri
messi in atto dai tanti concorsisti, compresi futuri magistrati, prefetti,
diplomatici, commissari di polizia, ispettori fiscali e del lavoro.
Sono molteplici le motivazioni che inducono a
cimentarsi nei concorsi più complessi (magistratura, notariato, assemblee
legislative, Banca d’Italia, dirigenza pubblica…). Il concorso, scrive Tenore,
è uno spaccato della vita stessa, dove caso e causalità si intersecano, dove i
più tenaci la spuntano, dove i più deboli soccombono, dove i furbi spesso
sopravanzano i più meritevoli, dove la meritocrazia si rispetta, ma talvolta
solo in modo tendenziale.
Tra le otto tipologie di concorsisti declinate
dall’autore le più note sono quelle dei raccomandati e dei predestinati.
Categoria, quest’ultima, la più esecrabile e odiosa, ma onnipresente e
temibile.
Sullo svolgimento dei concorsi pesa il ruolo dei
commissari su cui la casistica è ampia e, talvolta, deprimente. La carenza di
competenza e indipendenza sembra essere appannaggio soprattutto dei concorsi
negli enti locali, nella sanità e nella scuola.
Attraversato da un sottile filo di ironia, con
qualche punta di amarezza, il volume contiene proposte e suggerimenti che
potrebbero migliorare il nostro sistema di reclutamento, considerando
soprattutto che entro il 2027 più di 700.000 giovani dovrebbero entrare negli
uffici pubblici.